La Climate Change Risk Policy del Gruppo Iren analizza e norma con attenzione i fattori di rischio, fisici e di transizione, le strategie verso tali fattori (esclusione, accettazione e gestione) e le linee guida per la rendicontazione, finalizzata a garantire la trasparenza informativa a tutti gli stakeholder. La Commissione Climate Change Risk – composta dal Direttore Risk Management, il Direttore Corporate Social Responsibility e Comitati Territoriali, il CFO e i Direttori di Business Unit – esamina su base periodica il profilo di rischio del Gruppo, definendo e proponendo all’Amministratore Delegato l’aggiornamento delle strategie di gestione delle classi di rischio e riportando agli Organi Delegati eventuali criticità emergenti.
La Direzione Risk Management considera tali rischi anche nel proprio programma assicurativo.
Nel 2021 è stato sviluppato uno specifico modello di valutazione dei rischi da cambiamento climatico.
Tra gli effetti dei cambiamenti climatici si osservano estremizzazioni dei fenomeni atmosferici (rischi fisici acuti) che possono generare eventi come siccità e incendi, ondate di calore, cicloni, frane, bombe d’acqua, alluvioni; tali eventi producono impatti sull'idrologia degli impianti idroelettrici ed acquedottistici, con i connessi risvolti economici e costituiscono aspetti di attenzione per le conseguenze che producono sugli asset di proprietà (ad esempio guasti alla rete di teleriscaldamento) e sulla marginalità (riduzione per effetto dei danni agli impianti di produzione). Tali eventi hanno altresì impatti sulla programmazione della disponibilità dei gruppi di produzione termoelettrica e della relativa manutenzione programmata.
I trend di cambiamento climatico determinano variazioni nelle distribuzioni di temperature (rischi fisici cronici) che impattano prevalentemente sulle dinamiche di consumo del calore per teleriscaldamento, del gas, dell’acqua e dell'energia elettrica oppure variazioni nel regime delle precipitazioni con impatti sulla produzione delle centrali idroelettriche e sulla scarsità di risorsa idrica per la distribuzione.
Implicazioni finanziarie per il Gruppo, in relazione ai cambiamenti climatici, derivano anche dai costi associati all’Emission Trading System e alla loro variazione dipendente dalla normativa (rischi da transizione). Anche l’evoluzione normativa, di mercato, tecnologica e politica può produrre possibili rischi e/o opportunità per il Gruppo.
Nel modello di valutazione dei rischi da cambiamento climatico implementato dal Gruppo Iren, l’analisi si fonda sulla definizione di alcuni orizzonti temporali (2030, 2040, 2050), individuati in coerenza con gli obiettivi di Piano Strategico e di Sostenibilità, e sull’utilizzo di serie di dati climatici e socioeconomici necessari a definire scenari di evoluzione delle principali grandezze sottostanti l’analisi.
I dati climatici si basano su due scenari dell’International Panel on Climate Change (IPCC): RCP 2.6 e RCP 8.5 (si veda p. 38).
Il modello utilizza come input anche dati socioeconomici che sono principalmente basati sugli scenari pubblicati annualmente dall’International Energy Agency (IEA) nel World Energy Outlook (WEO).
Dal punto di vista metodologico l’analisi effettuata prende avvio dalle risultanze dell’implementazione di modelli specifici per alcuni asset chiave del Gruppo, in particolare quelli che potenzialmente risulterebbero maggiormente esposti ai rischi da cambiamento climatico, e che consentono di effettuare un’analisi di scenario di medio-lungo periodo, quantificando la variazione delle variabili economico-finanziarie correlate all’esercizio degli asset presi in esame.
La prima analisi ha riguardato l’associazione di ciascun fattore di rischio, individuato nell’ambito della Climate Change Risk Policy di Gruppo, ad eventuali rischi/opportunità mappati per i diversi business del Gruppo. Sono stati poi analizzati i KPI, ottenuti dalle simulazioni, che forniscono una quantificazione dell’impatto del rischio all’interno del modello di simulazione.
Dall’applicazione del modello è emerso che le azioni introdotte nell’ambito del Piano Industriale al 2030, nel quale si delineano anche investimenti asset-specifici, hanno un effetto mitigativo sugli impatti del cambiamento climatico. Alle azioni di mitigazioni di tipo strategico, legate agli investimenti, se ne affiancano altre di tipo operativo e assicurativo.
Nella tabella sottostante si fornisce la sintesi dell’analisi effettuata e si riportano i principali rischi individuati per ciascuna area di business con la relativa quantificazione e le azioni di mitigazione più rilevanti messe in atto o perviste al 2030.
1 Orizzonte temporale: B=breve, M=medio, L= lungo periodo
2 La scala di valutazione è riferita all’impatto sull’EBITDA previsto al 2030 (downside per i rischi e upside per le opportunità): basso <1%, medio tra 1 e 5%, alto >5%
3Si è ritenuto di non fornire una quantificazione in quanto la valutazione si riferisce ad un numero limitato di asset, come di seguito indicato: • Impianti idroelettrici: analizzati asset che rappresentano il 25% della produzione idroelettrica, per cui l’impatto è risultato basso in entrambi gli scenari; • Acquedotti: analizzati asset che rappresentano il 54% dei volumi di acqua potabile immessi in rete, per cui l’impatto è risultato basso nello scenario 4°C e medio nello scenario 1,5°C; • Depuratori: analizzati asset che rappresentano l’8% dei volumi di acqua trattata, per cui l’impatto è risultato basso in entrambi gli scenari. Nell’ambito degli sviluppi futuri si prevede di estendere significativamente il perimetro di analisi. In maniera analoga, l’efficacia della strategia mitigativa verrà esplicitata una volta che la valutazione avrà raggiunto una copertura rilevante.
4 La quantificazione si basa sull’impatto di eventi naturali-catastrofali sui principali asset di Gruppo.